LA RELIGIONE COME STRUMENTO POLITICO PER NEUTRALIZZARE LE RIVENDICAZIONI POPOLARI





INTRODUZIONE


1. Dal soggiorno padovano al ritorno in Calabria



2. Dalla congiura agli ultimi anni di prigionia


2.3. La religione come strumento politico per neutralizzare le rivendicazioni popolari

Assicuratosi la propria incolumità, con il riconoscimento legale della pazzia, Campanella resta nelle segrete napoletane di Castel Nuovo, dedicandosi intensamente alla stesura di nuovi scritti fino al luglio del 1604, quando, scoperto un suo nebuloso piano di fuga, viene trasferito a Castel Sant’Elmo, dove l’indomito spirito del frate calabrese è sottoposto alle più dure prove di sopravvivenza, tracce indelebili del «culmine del suo calvario». 
Rinchiuso in una squallida cella sotterranea, Campanella trascorre i quattro anni che seguono in condizioni disumane, che avranno il solo pregio, come riconoscerà egli stesso cercando di dare un senso alla propria parabola esistenziale, di portarlo ad immergersi in profonde meditazioni religiose, dalle quale «la sua fede uscirà rinvigorita e fatta più limpida, senza che ne riesca affievolito il bellicoso impulso riformatore»(54).
E' infatti proprio in questa fase, parallelamente ad un’intensa produzione di memoriali ai pontefici e ai protagonisti dello scenario politico italiano ed internazionale, nei quali alle richieste imploranti di libertà e alla denuncia delle proprie condizioni si alternano offerte di servigi e le consuete invettive profetiche, che prendono forma importanti scritti politici, su tutti la paradigmatica Monarchia del Messia, seguita agli Antiveneti e alla già delineata rielaborazione dei Discorsi ai principi d’Italia, o scritti relativamente minori, come gli Arbitrii tre sopra l’aumento delle entrate del regno di Napoli(55). 
Nel 1606, venuto a conoscenza della «nuova di Venezia»(56), ovvero del conflitto che aveva contrapposto la Serenissima al pontefice Paolo V e al quale era seguita l’interdizione dei Veneziani, Campanella si appresta a mettere in mostra le proprie competenze politiche, fornendo consigli al pontefice, richiamando l’attenzione sull’importanza di giocare questa ‘guerra’ su un terreno spirituale e profetizzando impietosamente l’inevitabile sconfitta della città lagunare. 
E’ in questo contesto che si inseriscono gli Antiveneti, opera nella quale lo Stilese, ricorrendo ad argomentazioni sia di ordine politico che profetico ed astrologico, cerca di dissuadere Venezia dall’assecondare le proprie tentazioni scismatiche. 
Nella prima parte dello scritto, intitolata Ragionamenti in spirito e composta di nove Lamenti profetali, gli attacchi alla Serenissima, elogiata per la ponderatezza del suo governo in un sonetto del 1601, qui rinnegato in una poesia giocata sulle stesse rime(57), prendono la forma di insistite metafore sessuali, nelle quali «si avvertono anche echi di idiosincrasie conventuali e controriformistiche»(58). Venezia è la «vergine» che, per volersi emancipare dalla tutela del ‘padre’, mette a repentaglio la propria dignità, la «monacella di Cristo» che vuole lasciare il convento per prostituirsi, e che, cedendo alla seduzione di questa ipocrita «libertà puttanesca», è destinata a cadere nelle mani di politici ruffiani e di Maometto, che «l’ha imbrigliata e non la lascia correre con quella foia a novi amanti»(59). E la responsabilità di questa degenerazione morale e politica dei Veneziani, che hanno sostituito il Vangelo con i gli scritti del Segretario Fiorentino, ricade nuovamente su Machiavelli, «rovina […]di questo secolo»(60)
Nella seconda parte invece, con un approccio spiccatamente pragmatico e non esente da echi machiavellici, Campanella delinea il ruolo giocato dalla religione nelle relazioni con i sudditi, indicandola come fattore imprescindibile per assicurarsene, evitando dannose rivolte interne, l’obbedienza. L’argomentazione campanelliana si riduce ad una messa in evidenza, ben priva di scrupoli, dell’evidente vantaggio politico che consegue alla presenza di un forte vincolo religioso, denunciando ancora una volta l’ingenuità di coloro che ne trascurano l’irrinunciabile apporto. E lo fa sottolineando come proprio la religione, prima garanzia di stabilità sociale, abbia assunto una funzione compensativa rispetto alle ingiustizie inflitte dal regime oligarchico veneziano ai propri sudditi, perché «quando li principi fanno li spropositi e li popoli si trovano malcontenti o son da’ banditi sollecitati, li religiosi son causa che non ribellino e che stiano sotto l’obbedienza […] confortandoli col paradiso , ed atterrendoli con l’Inferno»(61). Additata in altri scritti ai seguaci del Segretario Fiorentino, la capacità della religione di neutralizzare le rivendicazioni popolari, posponendo ad una realtà trascendente il desiderio umano di beni terreni, mostra come da un punto di vista politico sia autolesionistico, e non certo lungimirante, l’opposizione di Venezia al pontefice. 
Infine, nella terza parte, «con ogni probabilità la prima ad essere ideata e scritta»(62), lo Stilese ricorre all’astrologia e alla profezia per testimoniare come i tempi siano sfavorevoli alle repubbliche e, grazie alla congiunzione di Giove e Saturno nei segni di fuoco, la stessa che segnò l’avvento di Cristo ed i trionfi di Carlo Magno, favorevoli ai grandi imperi e alle grandi monarchie, come quella spagnola.




Note
(54) L. Firpo, Tommaso Campanella, ed. cit., p. 10.
(55) Cfr. Arbitrii tre sopra l’aumento delle entrate del regno di Napoli, in Discorsi ai principi d’Italia e altri scritti filo-ispanici, a cura di L. Firpo, Chiantore, Torino 1945, pp. 91-164. Composti nel 1607, i tre opuscoli sono diretti ad offrire soluzioni concrete a problematiche di ordine economico e politico, quali, ad esempio, la carestia, i pagamenti fiscali e la commutazione della condanna capitale in pena pecuniaria.
(56) Cfr. Lettere, ed. cit., p. 38.
(57) Cfr. A Venezia, in Le poesie, a cura di F. Giancotti, Einaudi, Torino 1998, n. 38, pp. 205-207; Antiveneti, a cura di L. Firpo, Olschki, Firenze 1944, pp. 38-39.
(58) G. Ernst, Tommaso Campanella, ed. cit., p. 139.
(59) Antiveneti, ed. cit., pp. 38-39.
(60) Ivi, p. 49.
(61) Ivi, p. 103.
(62)
 G. Ernst, Tommaso Campanella, ed. cit., p. 139.







Tesi di laurea di Michele Nucciotti
Relatore Prof.ssa Germana Ernst
Correlatore Prof. Giacomo Marramao

ANNO ACCADEMICO 2005/2006

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